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Lo spreco alimentare in Europa

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Ogni giorno in Europa tonnellate di cibo perfettamente commestibile vengono gettate via, rappresentando una delle sfide più impellenti per la sostenibilità ambientale ed economica. Questo fenomeno pervasivo si manifesta lungo l’intera filiera alimentare, dalla produzione alla distribuzione fino alle nostre case.

Secondo l’European Environment Agency (EEA), ogni cittadino europeo, in media, getta via circa 130 chili di cibo all’anno. L’ultimo report “Preventing waste in Europe – Progress and challenges, with a focus on food waste” del 2022 stima che la quantità di cibo sprecato si aggiri attorno ai 132 chili per persona, equivalenti a oltre 59 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari. Questa mole impressionante di spreco non è solo un problema etico, ma comporta un elevato impatto ambientale ed economico.

Le cause di questo fenomeno sono molteplici e distribuite lungo tutta la catena alimentare. Tuttavia, i dati rivelano che le famiglie sono responsabili della quota più significativa di cibo sprecato, contribuendo per oltre il 55% al totale. Seguono la produzione manifatturiera (18-19%), la produzione primaria (8-9%), i ristoranti e i servizi (9-11%) e la vendita al dettaglio (7-8%). La preminenza dello spreco a livello domestico evidenzia come i nostri comportamenti individuali e le abitudini di acquisto giochino un ruolo cruciale in questa problematica.

Le implicazioni dello spreco alimentare vanno ben oltre la mera perdita di cibo. Ogni alimento sprecato rappresenta uno spreco di tutte le risorse impiegate nella sua produzione: acqua, energia, suolo e input chimici. Inoltre, le diverse fasi della catena alimentare sono associate a emissioni di gas serra, contribuendo al cambiamento climatico. La mancata valorizzazione del cibo genera dunque un duplice danno: uno spreco economico e una pressione in più sugli ecosistemi, concorrendo al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità.

Di fronte a questa emergenza, l’Unione Europea ha adottato una serie di politiche e misure volte a ridurre lo spreco alimentare. La direttiva quadro sui rifiuti (WFD) e la strategia “farm to fork” pongono l’accento sulla prevenzione, invitando gli Stati membri a implementare programmi specifici per la riduzione degli sprechi, tra cui campagne di sensibilizzazione, incentivi economici e strumenti normativi per migliorare la tracciabilità e il monitoraggio dei dati. Per accelerare i progressi, la Commissione europea ha proposto obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti alimentari entro il 2030: una riduzione del 10% nella lavorazione e nella produzione e una riduzione del 30% pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumo. Un accordo provvisorio su questi obiettivi è stato raggiunto a febbraio dal Consiglio e dal Parlamento europeo.

È importante sottolineare che la misurazione dello spreco alimentare è un aspetto cruciale per monitorare i progressi e l’efficacia delle misure adottate. Il report evidenzia come le variazioni nei dati possano derivare anche da modifiche nelle pratiche di reporting, sottolineando la necessità di standardizzare le procedure di raccolta dei dati per ottenere confronti accurati nel tempo.

La lotta allo spreco alimentare non è solo un imperativo etico e ambientale, ma rappresenta anche un’opportunità per promuovere un’economia circolare. Ridurre il cibo sprecato significa salvaguardare risorse preziose e creare nuove opportunità di business, favorendo la crescita di settori economici legati al recupero e alla redistribuzione degli alimenti in eccedenza. Iniziative come la donazione di cibo in eccedenza, il recupero tramite il riciclo o la trasformazione in nuovi prodotti possono contribuire a creare un sistema alimentare più sostenibile ed efficiente, pertanto è essenziale una collaborazione sinergica tra istituzioni, imprese e cittadini per invertire questa tendenza e costruire un futuro alimentare più sostenibile e responsabile.